Samantha Vichi & Tamacka

[Pamarte]

 

Samantha Vichi

Il lavoro artistico si basa principalmente sulla rivisitazione della tecnica xilografica, spogliandola del tecnicismo classico. Pittura, collage e xilografia collaborano insieme all’interno di opere che mostrano la visione di un mondo intimo e personale capace di creare una connessione diretta col fruitore.

“All’interno della sua ricerca tecnica si vede un percorso di più anni durante il quale Samantha ha maturato una visione nuova e contemporanea della tecnica xilografica. Supporti cartacei, creati tramite l’assemblaggio di più pezzi di carta colorati con acrilico e orzo, fanno da sfondo a stampe realizzate con colori ad olio ed inchiostri uscendo dagli stilemi grafici tradizionali.”

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Pamali Festival 2016 - Samantha Vichi (Tamacka) - 01 Pamali Festival 2016 - Samantha Vichi (Tamacka) - 02 Pamali Festival 2016 - Samantha Vichi (Tamacka) - 03 Pamali Festival 2016 - Samantha Vichi (Tamacka) - 04 Pamali Festival 2016 - Samantha Vichi (Tamacka) - 05 Pamali Festival 2016 - Samantha Vichi (Tamacka) - 06

Infatti, le stampe appaiono sfumate come se la matrice fosse stata dipinta a colpi di rullo e in maniera non uniforme, effetto creato anche grazie al modo “inusuale” che Samantha usa per stampare. Possiamo letteralmente e fisicamente affermare che Samantha stampa con i piedi; la matrice inchiostrata sul pavimento e lei sopra di essa cammina, preme e danza creando l’effetto pittorico desiderato. Tutti questi elementi, l’inusuale tecnica di stampa, l’uso del collage e l’avvalersi di una resa pittorica parlano di come si può rendere la duplicità di una stampa sempre differente e quindi capace di mutare, concetto base all’interno del lavoro dell’artista. Dinanzi alle opere di Samantha Vichi hai un’esperienza non solo visiva ma anche fisica. E questo, cari signori miei, ho imparato che è molto raro.

 

Tamara Ronci (Tamacka)

I miei lavori sono il frutto dello studio svolto, in 4 anni di scuola, sul corpo della donna. Percorrendo un percorso ampio: dalle eleganti immagini sinuose dell’art nouveau, art deco, fino a scoprire i collage surrealisti, corpi antropomorfi, frastagliati, deformi. Le mie donne diventano un omaggio a tutte quelle immagini che i miei occhi hanno catturato, immagazzinato, fissando nella memoria le opere di tutti quei artisti uniti da un filone del macabro, della protesta, della denuncia, che intendono l’arte come mezzo d’opposizione. Sperimentare giocare distruggere cancellare le immagini che riempiono i cassetti del mio cervello.

Due Parole che mi rappresentano:
“Come la mosca, lo spirito si posa su tutto”, Paul Valéry.
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Attraverso lo studio del corpo: nel tempo, nella memoria, nelle sensazioni che esso ci conduce a vivere tutti i giorni; ho estrapolato, dall’immenso abbisso in cui le immagini affondano, ammassate l’una sull’altra perdendo d’intensità di sguardo in sguardo, piccoli frammenti dal mondo virtuale: da internet. Giorno dopo giorno ho selezionato e custodito quel piccolo segmento di una vita altrui.

Per il mio lavoro di Tesi per la triennale in Grafica d’Arte, ho ripercorso il viaggio di molti artisti, dagli anni trenta fino all’avanguardia del fumetto negli anni 80 in Italia, per capire e conoscere tutte quelle figure che armate di forbici, colla, camera oscura o fotocopiatrice selezionavano piccoli ritagli della loro epoca per poi assemblarli nella loro mente.

Attraverso la memoria delle avanguardie ho incorporato dentro di me quello spirito d’opposizione tipico dei Dadaisti, Surrealisti per creare dei corpi spezzati, sconnessi, deformi, moltiplicati, distrutti, frammentati….per evidenziare attraverso la memoria di ciò che fu quello che siamo ora, piccole schegge di un grande corpo.

 

Il Non­ – Tempo

Concept opera:

La nostra collaborazione nasce sulle note iniziali di questa opera. Non è stato un lungo percorso insieme o un lavoro condiviso, svolto nello stesso luogo, a portarci alla sua progettazione. È stato, invece, il tempo e il non­tempo; è stata la voce di qualcuno che ha oralmente tramandato un qualcosa a farci incontrare in un pensiero condiviso, pur lavorando e vivendo in regioni diverse. Ed è proprio questo il cuore del nostro lavoro: l’unione di una coscienza condivisa dell’Uomo grazie ad una tramandamento orale, nata dai nostri avi e giunta fino a noi.

I riti degli sciamani di grandi tribù che coesistono all’interno dei vari continenti, sono stati inesauribile fonte d’ ispirazione per la creazione di una installazione che vuole parlare di un vissuto soggettivo e fortemente individuale, frutto dell’ascolto di chi ci è vicino. Solo così, osservando un’esperienza individuale sotto la lente delle coscienza collettiva, si giunge ad un codice universale e oggettivo da poter tramandare al fruitore. Abbiamo inconsapevolmente lavorato, negli ultimi anni, battendo strade parallele, seguendo cammini diversi, guidati da uno stesso interesse: stare in ascolto del passato per la comprensione del presente, del qui ed ora.

Ed ecco che il percorso di Tamara, concentrato sulla riscoperta di miti e storie vecchie di millenni, alla ricerca dei segni lasciati dai racconti orali che non si perdono nel vento, diviene lo specchio antropologico di quello di Samantha che ha saputo riconoscere, nel mondo dell’interiorità, della soggettività e dei rapporti familiari, gli stessi meccanismi del passaggio di consegne tra le generazioni, nei racconti degli anziani ai giovani e da questi ai bambini, nelle sere in cui la tv tace e il cuore ascolta.