Maison Ròde Waste Culture

“Il velo di Māyā”

[Performance – Venerdì 19 – Ore 20:30]

Progetto sviluppato da Alice D’Altoè, Barbara D’Altoè e Giulia Pizzol con l’idea di esporre il percorso di ritorno all’essenza in una società schiava dell’apparenza.

Musiche: Beat Engine

“Essere è l’identità di una persona, la sua intima natura. Apparire non è solo mostrarsi ma anche sembrare. Attraverso l’essere esprimiamo la nostra identità, i nostri valori, la nostra unicità, il nostro contenuto, ma vivendo di relazioni anche l’apparire diventa una manifestazione necessaria.”

Siamo inglobati in un meccanismo sociale che fa continuamente riferimento a immagini-idolo, icone, quindi come possiamo risvegliare la nostra essenza per non farci ingabbiare dall’apparenza? Perché deve essere per forza così importante solo ciò che rimane in superficie? Perché in questa società tutto è fatto per apparire e quello che appare è destinato a essere visto, sentito, gustato, commentato indipendentemente da ciò che sta sotto? L’uomo sembra essere il centro di questa rappresentazione, egli è il primo spettatore, l’interprete principale, è la sintesi per cui essere e apparire coincidono.

Apparire significa mostrarsi agli altri e l’uomo per sua natura ha bisogno di conferme, di essere accettato, inizia così quel lungo e doloroso percorso che conduce alla non accettazione del vero sè e quindi alla recita di un copione convenzionale; potremmo definirla una malattia sociale perché l’uomo è un animale sociale ed ha bisogno di essere approvato, stimato, amato. Il nostro istinto continua però ad esistere e fremere perpetuamente sotto la maschera, inducendo la nostra anima istintiva ad emergere pian piano fino alla sua rinascita, alla sua esplosione che permetterà di spezzare finalmente il velo dell’illusione e dell’apparenza . Chi ha tutto ma non è può perdere tutto quello che ha in un istante, ma chi non ha ma è può avere tutto ciò che vuole.

La vera essenza, quella intima ed incontaminata, risiede celata in una piccola culla ammaliante, fra i meandri della propria anima, come avvolta da una calda stoffa, una coperta protettiva, un velo illusorio che soffoca il respiro del vero mentre finge di proteggere. A volte ciò che pare cullare i nostri bisogni in realtà ingoia soltanto la nostra reale volontà scambiandola con un qualcosa di preimpostato, seriale, standardizzato, approvato, illudendoci che esso abbia un valore superiore, che porti a dei risultati, a delle conquiste sociali e relazionali che noi, solo con la nostra indole originale, non avremmo mai potuto ottenere. L’essenza bambina dentro ognuno di noi deve riconoscere la menzogna, deve cercare la strada per uscire dal guscio di questa illusione, abbandonare la calda culla apparente che non gli permette di sentire un altro tipo di calore, un calore che va aldilà di quello materico, il calore della verità, dell’essenza.

Dietro l’ingannevole trama del velo della parvenza permane il desiderio della ricerca del principio primo. Non accontentiamoci di una calda culla fredda nei valori, cerchiamo il modo di fuggirne, di distruggere il velo che la avvolge e che non ci permette di vedere ciò che c’è fuori da essa; quando riusciremo finalmente a disfare la sua fitta trama e a toccare il vero ch’era da essa offuscato, allora accetteremmo di aver dormito troppo a lungo in quella che era solo una gabbia addobbata a festa, un’ipocrisia sociale basata sulla paura e la menzogna e non certo sulla bellezza; lì inizieremo a scoprire quello che è il reale mondo dentro e fuori di noi, bello perché sincero, bello perché incontaminato, bello perché nostro; l’incantesimo si spezzerà, la trama e l’ordito del velo di māyā non riusciranno più ad incastrarsi fra loro, mentre noi potremmo finalmente iniziare a tessere la tela della nostra essenza, una tela che rivela, non che maschera.

La performance è il risultato di un’esperienza di ricerca personale e artistica laboratoriale. Al termine dello spettacolo le tre performers sarebbero liete di avere uno scambio di opinioni con il pubblico presente, per accrescere un progetto in continua evoluzione.

Pamali Festival 2016 - Maison Rode Waste Culture