Mauro Olivotto, in arte “Lampo”, scolpisce da trent’anni il legno di cirmolo, un albero longevo che popola le Dolomiti bellunesi e che trova le migliori condizioni di vita fra i 1.600 e i 2.100 metri di altitudine.

“Nelle sue mani esperte, le morbide porzioni di “pinus cembra” assumono forme curiose, inusitate. Come quelle che caratterizzano i Giauli, la popolazione di creature gnomiche.”

Una bizzarra mescolanza di legno e umanità – scaturite dalla fantasia di quest’uomo innamorato dei monti in cui è nato: di tali eccentrici esserini – «li si può incontrare, li si può toccare», assicura “Lampo” – racconta la storia in un libro scritto a quattro mani con Alessandra Piller Cottrer.

Si intitola “La terra dei Giauli”, e vi si narra una vicenda che ebbe inizio milioni di anni fa tra le Dolomiti, e che è arrivata fino a noi. I Giauli hanno «assistito al formarsi e al disfarsi dei continenti, al loro modellarsi, al loro inondarsi e al loro potente e fumeggiante riemergere più belli di prima», alla comparsa e alla sparizione di piante e animali preistorici. Ma soprattutto hanno vissuto «costantemente in armonia con la Natura». E ora, per esortarli a fare altrettanto, desiderano incontrare gli umani dal cuore buono – loro li chiamano “Puroidi”, e li contrappongono agli “Unoidi”, «superficiali, attenti solo all’avere e all’usare le cose».

 

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