Maison Ròde Waste Culture

Alice D’Altoè, Samantha Vichi, Barbara D’Altoè, Claudio D’Altoè, Valerio Da Ros.

Domenica 23 Agosto

 

Maison Ròde Waste Culture realizza una performance riguardante la caduta della società moderna, per ritornare alla forza primitiva della natura e far emergere l’uomo selvaggio.

Ci sono vari livelli di significato: partiamo dal versetto 18 dell’Apocalisse che recita la caduta di Babilonia che noi interpretiamo come metafora della società moderna, malata di cupidigia, schiava del consumismo e del potere. Una società votata a un’esistenza legata alla violenza fisica e psicologica, che scarta tutto ciò che non è conforme, siano oggetti o esseri umani, stordita dall’onnipresenza dei mass media sapientemente manovrati e succube di un’eccessiva tecnologia che spesso disincarna i rapporti umani.

“I Selvaggi Urbani (Uccellacci) arrivano dalla giungla urbana per attuare un rituale di vestizione e danza, in quanto il rituale è un’esperienza straordinaria attraverso la quale l’umano può aumentare il proprio grado di conoscenza e consapevolezza.”

La nostra esistenza sulla terra è imprescindibile dal nostro corpo. In questo contesto il ballo con la sua gestualità diventa linguaggio con il quale possiamo esprimere le nostre emozioni, senza utilizzare la parola, ma attraverso la musica, diventando sempre più spesso terapeutico e liberatorio, la danza esorcizza attraverso il movimento le nostre paure ancestrali. Attraverso il recupero di materiali quali: gomma, stoffa e colori, trasformati in maschere, immagini e costumi rituali si vuole creare un ponte tra mondo fisico e spirituale.

 

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Pamali Festival 2015 - Maison Ròde Waste Culture - 01 Pamali Festival 2015 - Maison Ròde Waste Culture - 02 Pamali Festival 2015 - Maison Ròde Waste Culture - 03

Il rosso simboleggia il sangue, utilizzato per le pitture corporee rappresenta una nuova vita. I collage e le xilografie utilizzate collaborano insieme all’interno di un’opera che vuole mostrare la visione di un mondo intimo e personale, capace di tramandare emozioni dirette nel fruitore. L’utilizzo di materiali di scarto è testimone della profonda influenza dell’ambiente, forgiatore dell’esistenza che mette i suoi strumenti a disposizione della creatività.

Abraxas termina con la venuta dei Grandi Antichi (modelle), qui intesi come una mescolanza di divinità Maya, Imperatrici di Atlantide ed ispirate ai mondi oscuri e demoniaci dell’artista svizzero H.R.Giger e dello scrittore Lovercraft. L’uscita di queste presenze femminili, che interpretano donne pronte ad un cambiamento radicale con scelte eticamente corrette, avrà come risultato la caduta della società malata e il ritorno alla vita naturale, legata magicamente agli elementi dell’Universo, con l’utilizzo dei materiali di scarto come nuova risorsa.

 

 

ABRAXAS raccoglie in sè la terra e il cielo, il sacro e il profano, l’uomo e il divino, il positivo e il negativo, il maschile e il femminile, la materia e lo Spirito, l’evoluzione e l’involuzione. Tali coppie non vivono, e neppure convivono, nella loro separatività, e neppure formano un equilibrio grottesco, ma bensì sono presenti ad uno stato potenziale, su di un piano superiore, non legato a fattori come percezione e cognizione, soggetto ed oggetto, ma di totale fusione.

“In questo mondo l’uomo è Abraxas, che genera o ingoia il suo mondo.”